Abbiamo bisogno di un approccio alla sicurezza che sostituisca il modello d'azione “reattiva” ad un modello di azione “proattiva”. Essere reattivi è quando ci sono cose che accadono e la modalità di risposta è la reazione, senza creare cambiamento, cosa invece che viene perseguita nell'essere pro-attivi, quando cioè ciascuno diventa responsabile e attivo in prima persona, quando le politiche per la sicurezza della città vedono un cambiamento degli attori coinvolti nella realizzazione delle misure e degli interventi: non più le sole forze dell'ordine, ma i cittadini, i servizi sociali, l'associazionismo e il volontariato, le imprese private, le istituzioni scolastiche. Ricordiamo che si è sicuri non solo se si è al riparo dai reati. Sicurezza vuol dire anche protezione sociale, avere una casa, non respirare fumi nocivi e non correre il rischio di essere investiti girando in bicicletta o all'uscita di scuola.
Vogliamo promuovere una campagna di sensibilizzazione per far capire che il cittadino deve essere il primo a vigilare il proprio quartiere. Non basta chiudersi in casa, trincerarsi con porte blindate ed allarmi; è necessario instaurare, con i propri vicini, una efficace rete di controllo della zona. Su ogni singolo fatto sospetto ci deve essere una comunicazione efficace per poter scongiurare e prevenire (con l’aiuto delle forze dell’ordine) qualsiasi atto criminoso. E comunque è meglio avere un gruppo di giovani che giocano a pallone in strada sotto casa piuttosto che lasciare la via/piazza isolata e deserta.
Crediamo sia opportuno avviare un processo di cambiamento che miri alla prevenzione e meglio presidi il territorio.
Monitorare e Coordinare
Presidiare
Educare e Informare per la sicurezza e la legalità
Piano per il Diritto allo studio
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