domenica 1 agosto 2021

È venuta a mancare Lydia Franceschi: fu preside a Paderno Dugnano negli anni '70.

 

Il 29 luglio scorso a Milano è morta Lydia Franceschi, a 98 anni.

Fu staffetta partigiana, insegnante e preside anche a Paderno Dugnano, alla scuola media Allende, intorno alla metà degli anni '70. 

Il figlio Roberto, nel gennaio 1973, venne ucciso da un colpo di pistola sparato dalla polizia davanti all'università Bocconi, mentre era in corso un'assemblea del Movimento Studentesco. La madre Lydia e la famiglia si batterono per ottenere giustizia e diedero vita alla Fondazione Roberto Franceschi Onlus, per tenere viva la memoria del giovane ucciso insieme ai suoi ideali e valori civili.

La ricordiamo attraverso le parole di una persona che è stata studente della scuola Allende negli anni in cui Lydia Franceschi ne era preside:

"Ho frequentato la scuola media Allende di Incirano poco oltre la metà degli anni ’70. 
 
Ricordo un clima molto cupo: in quell’epoca gli “anni di piombo” gravavano enormemente sulle vite di tutti, anche di noi ragazzini che probabilmente non possedevamo strumenti per comprendere, ma avevamo sufficiente sensibilità per percepirne il peso. 
 
A questo si aggiungeva un marcato disagio sociale di una parte dell’utenza scolastica, probabilmente non così numerosa ma molto significativa nell’impatto sulla collettività, che si manifestava con atti di bullismo e prevaricazioni all’ordine del giorno, all’interno delle aule e al di fuori, condizionando non poco la vita degli studenti. 
 
A guidare l’istituto scolastico, che si proponeva come innovativo nell’approccio didattico, vi era la professoressa Lydia Franceschi. La ricordo come una donna dall’aspetto austero, semplice, ai miei occhi perfino un po’ dimesso, estremamente pacata nella relazione con gli studenti anche quando gli animi erano particolarmente accesi, anche quando – di fronte a comportamenti violenti e totalmente fuori dalle regole del vivere civile – ci si sarebbe aspettato un intervento più “di polso”. Allora, con gli occhi di quella parte di studenti che subiva le angherie dei bulli, confesso di aver avuto l’impressione che la preside fosse una figura debole e senza le risorse per tenere le redini di una situazione complessa. Col senno di poi e con la giusta distanza, penso che rivestisse un ruolo estremamente delicato e credesse profondamente in un approccio educativo inclusivo e rispettoso delle individualità di ognuno, anche e soprattutto dei più fragili a livello sociale. 
 
Allora non sapevo chi fosse la professoressa Lydia Franceschi, quale immenso dolore portasse dentro e quale straordinaria forza. Si diceva che un suo figlio fosse stato ammazzato, ma erano informazioni vaghe in un’epoca in cui, purtroppo, le morti violente di giovani studenti e manifestanti  quasi non sorprendevano. 

In anni più recenti, scoprendo le attività della Fondazione Roberto Franceschi Onlus, ho ritrovato la figura della professoressa Lydia Franceschi, ammirandone la lucida determinazione nel voler portare chiarezza e giustizia riguardo la morte del figlio Roberto e nel sostenere progetti di educazione e inclusione sociale, fedele a quel principio di solidarietà e rispetto degli individui che da sempre la caratterizzavano."


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