sabato 18 febbraio 2023

PARTECIPAZIONE: AVVIATA LA QUARTA CONSULTA TERRITORIALE


Il 15 febbraio scorso è stata avviata la quarta delle sette Consulte Territoriali - una per quartierepreviste dal nuovo Regolamento sulla partecipazione, uno strumento che abbiamo fortemente voluto, consapevoli della necessità di lavorare per ricostruire legami tra le persone e il territorio e fiducia nei confronti delle  istituzioni per il pieno esercizio della democrazia.

Con  Dugnano , dopo Paderno, Villaggio Ambrosiano e Palazzolo Milanese, si fa un passo avanti, e se su Cassina Amata "ci siamo quasi" perché manca solo la disponibilità di una persona per poter partire, su Calderara e Incirano la situazione si presenta più difficile. 

Siamo in una fase storica molto difficile. La scelta di NON partecipazione (è successo anche al voto della scorsa settimana) è il sintomo di una malattia molto grave che sta poco alla volta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di conquiste ormai date per scontate.  Occorre curarsi partendo proprio dai nostri territori. Riprendere in mano le nostre vite e il nostro futuro. Lavorare insieme per costruire, non lasciare che tutto vada come vada anche se non ci sta bene.  Il "tanto poi non cambia nulla" è un alibi che non regge quando si chiede di mettersi in gioco in prima persona, come in una Consulta Territoriale, qui non si tratta degli altri "che sono tutti uguali", si tratta di noi e del se preferiamo stare a guardare (ARRABBIANDOCI E LAMENTANDOCI DI TUTTO) ..  o se siamo capaci (ancora) metterci in gioco per il bene nostro e quello degli altri.

Qui di seguito qualche riflessione di Vittorio Onida tratte da un'intervista del 2019 che trovate in versione integrale qui 

«Che ci sia una crisi della partecipazione politica è vero, ma non riguarda altre forme, ad esempio le attività di interesse sociale. Quindi il problema non è quello della partecipazione in generale, cioè degli strumenti attraverso i quali sempre più persone partecipano ad attività o iniziative di interesse comune, ma è quello della partecipazione politica, perché diminuisce il numero di coloro che ci credono e la qualità delle forme nelle quali si attua».

[...]

«La diminuita fiducia nelle Istituzioni si traduce in una assenza o in una minore volontà di partecipazione politica seria. Si traduce anche in sfiducia nella legge, e questo è un antico vizio: la legge è spesso concepita come uno strumento usato dai potenti per favorire determinati interessi, e dunque, come talvolta si dice, “si applica ai nemici e si interpreta per gli amici”. Si traduce in sfiducia nella Pubblica Amministrazione, negli apparati pubblici: il cittadino pensa che coloro che hanno responsabilità siano intenti solo ai propri
interessi, e non a quelli della collettività. Si traduce pure, più di recente, in sfiducia nei giudici, magari anche per effetto dell’eco di alcune decisioni o della percezione della difficoltà di avere decisioni tempestive».
[..]

«La vera partecipazione politica è esercitare non tanto un potere, quanto una funzione, che
vuol dire fare il bene della collettività, curarne gli interessi».

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