BINARIO ZERO è il nome evocativo (era un noto locale milanese,
ormai chiuso da qualche anno, dove si poteva ascoltare dell’ottima musica rock)
che il gruppo politico Paderno Dugnano Cresce ha scelto per la due giorni - sabato 26 e domenica 27 Settembre 2015 - dedicata
all’analisi delle dinamiche del mondo del lavoro e all’approfondimento
sull’innovazione sociale, temi molto
importanti sui quali anche noi stiamo ragionando da qualche tempo (ne trovate
spunto nel “progetto di città”). Ai due appuntamenti di BINARIO ZERO ci siamo andati anche noi coccinelle di Insieme per
Cambiare, cogliendo nell’iniziativa di Paderno Dugnano Cresce un contributo
positivo per la Comunità
locale, un appello alla tenacia che non può non trovarci solidali, al “non arrendersi di fronte alle difficoltà del
presente e (di) rispondere alla crisi economica con creatività, speranza e
condivisione”.
Fotografia tratta dal post della paginaFacebook di Paderno Dugnano Cresce |
Erano circa un’ottantina i
presenti (parecchi volti noti e meno giovani di quanti ci si potesse aspettare,
purtroppo) Sabato 26 in
Piazza della Divina Commedia, allestita con un semplice, ma efficace setting
nel quale si sono alternati sul palco 6 imprenditori locali, quasi tutti
giovani, che hanno illustrato la loro esperienza, fatta soprattutto di
innovazione, di sviluppo di un'idea, che li ha portati ad emergere nel mercato.
Giovanni
Paravan, un imprenditore di 50 anni che si è trovato di punto in bianco senza
lavoro e che si è dovuto inventare un nuovo lavoro, aprendo una cooperativa di
servizi alla persona. Stefano Tagliabue, un giovane informatico di 26 anni che
ha inventato un programma, installato su chiavetta, con giochi, informazioni e
quant'altro per i bambini e che soprattutto ha la funzione di filtrare ogni
cosa provenga da internet e non adatta per i più piccoli. Alessio Vismara un architetto
d’interni che ha innovato e integrato la professione di mobiliere ereditata dal
nonno e dal padre realizzando case e mobili che si adattano reciprocamente.
Fabio Baldo, anche lui architetto che con la sua AAKHON progetta e realizza
case ad impatto energetico zero. Davide Cattaneo e un suo socio che insieme ad
altri ha creato una palestra calcio con l’obiettivo di formare non solo
campioni ma soprattutto “uomini”, affiancando i gruppi di ragazzi ad équipe esperte che prevedono anche la presenza della figura
dello psicologo. A chiudere il giovane inventore della app “taggalo”, Luca
Nestola.
Domenica 27 la partecipazione era
un po’ più intima: poco più di una quarantina i presenti, quasi tutti addetti
ai lavori tra cui amministratori e persone attive nell’associazionismo e nei
gruppi politici. Un vero peccato, perché l’incontro è stato davvero ben fatto e
interessante.
Ottimo l’intervento del giornalista
Francesco Riccardi - caporedattore al desk centrale del quotidiano Avvenire,
esperto di cronaca sindacale e dei problemi del lavoro, editorialista, responsabile
dell'inserto èlavoro – che è riuscito a dare una lucida fotografia delle
dinamiche in atto, dando anche elementi di analisi rispetto alle prospettive.
Con lui tre testimoni di “innovazione” appartenenti al mondo del privato
sociale non profit (Daniele Sacco Direttore della Cooperativa Duepuntiacapo) del
privato profit (Marco Durante imprenditore Phonetica) e del pubblico (Nadia
Busato, Smart City manager del Comune di Brescia). Dal loro racconto vi restituiamo
tre elementi importanti:
La passione Essere imprenditori profit non significa per forza
avere come obiettivo ultimo il “profitto”. Fare impresa è anche passione,
interesse collettivo, non necessariamente mero “guadagno” (il “cosa ci
guadagno”). Il termine “profit” significa infatti “beneficio” che può voler anche
dire voler operare all’interno di un contesto per creare agio diffuso, dando
lavoro, formazione, servizi e partecipazione. Una visione quasi Olivettiana che
ci piace molto. È su questo canale che potrebbe sintonizzarsi la partnership
pubblico-privato ( non fosse che il pubblico tende a essere un po’ troppo
ingessato nelle sue forme e burocrazia… diceva l’imprenditore).
Il coraggio Essere Cooperativa sociale non significa solo essere fornitori alla ricerca di committenti. Si può, e si deve, fare impresa,
assumendo il “rischio d’impresa”, diventando veri attori-agenti di politiche,
creando lavoro e utili da reinvestire per il benessere sociale e collettivo. A
fare questo ci si riesce meglio se lo si fa in “rete”, se ci si mette cioè con altri e si
“condividono” competenze, saperi, idee, progetti.. e anche rischi.
È un “salto” culturale al quale
il privato sociale da tempo è chiamato. L’esempio della cooperativa
Duepuntiacapo dice che si può fare.
Il sapere, l’intuizione, le connessioni.
Voler parlare di questi temi
complessi ai cittadini, soprattutto a quelli più giovani, è stato un tentativo
coraggioso da parte di Paderno Dugnano Cresce - considerata le difficoltà di
suscitare interesse e partecipazione in generale, ancor più nelle nuove
generazioni - che abbiamo molto apprezzato, Abbiamo voluto scriverne per aiutare
la diffusione dei messaggi dati, aiutare ad arrivare anche a chi non arriva. L’innovazione sociale (in grado di generare
prodotti, servizi e modelli organizzativi che rispondono ad esigenze sociali creando,
contemporaneamente, nuovi rapporti sociali) e la share economy (l’economia
della rete e della condivisione) sono modelli vincenti e necessari e che è importante far conoscere
perché a livello locale possano trovare spazio e sviluppo, oggi più che mai.
I temi sono molto interessanti. Ci
auguriamo vi siano altre occasioni per fare cultura attorno ad essi. Siamo convinti che solo attraverso lo scambio,
l’informazione, la condivisione delle buone pratiche è possibile innescare quei
processi di cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento