Legambiente ha presentato oggi il Rapporto Ecosistema Urbano 2016 dedicato alla qualità della vita nelle città italiane. Sul Giorno si può leggere una sintesi giornalistica: Legambiente ecosistema urbano: ecco la classifica delle città della Lombardia.
Dal dossier integrale riprendiamo la lettera ai Sindaci, girandola idealmente al primo cittadino di Paderno Dugnano:
Cari sindaci, ora tocca a voi
di Rossella Muroni, Presidente nazionale Legambiente
di Rossella Muroni, Presidente nazionale Legambiente
C’è un’Italia delle città e un’Italia dei cittadini. La prima, che accomuna tanti Comuni capoluogo, fatica a liberarsi dal traffico, stenta a trovare soluzioni strutturali all’emergenza smog, alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, non ha ancora messo tra le priorità efficienza energetica, rigenerazione urbana, qualità delle periferie, ridistribuzione dello spazio pubblico.
La seconda, fatta di associazioni, volontari, comitati di quartiere, cooperative di comunità, è sempre più attiva, vitale, solidale, attenta e partecipe alla valorizzazione dei beni comuni e impegnata a produrre e a sollecitare con forza il cambiamento.
Sono questi i due volti dei centri urbani monitorati da Ecosistema Urbano che - accanto alla pigrizia con cui tante amministrazioni locali affrontano i temi della sostenibilità ambientale - mostra una serie di azioni e progetti virtuosi promossi direttamente dai cittadini. Come a Napoli, dove gli abitanti hanno recuperato una chiesa abbandonata in pieno centro trasformandola in luogo di cultura e aggregazione: ora Sant’Aniello a Caponapoli è un monumento visitatissimo e ospita eventi culturali, dibattiti e mostre in piena osmosi con la città. A Milano un servizio di accoglienza per persone in difficoltà socio-economiche si è aperto al quartiere con un’idea originale e molto contemporanea: gli ospiti della casa “Enzo Jannacci” di viale Ortles hanno aperto - in collaborazione con associazioni e cittadini – una ciclofficina. Si è creato così un ciclo virtuoso che ha fatto diventare quello spazio in un luogo d’incontro intergenerazionale. In qualche caso peraltro i senza fissa dimora, in seguito a corsi di formazione, sono riusciti a ottenere borse lavoro presso negozi di biciclette e altre ciclofficine. Oppure a Potenza dove grazie a ScamBioLoGiCo, nato nella riqualificata stazione ferroviaria prima luogo abbandonato e per gran parte inutilizzato e ora recuperato grazie all’intesa tra Legambiente gruppo Ferrovie dello Stato e Fondazione per il Sud, oggi è già possibile trovare e acquistare prodotti biologici, a chilometro zero, sfusi, non imballati e del commercio equo e solidale e usufruire di spazi dedicati al baratto di beni in buono stato. O come dimostra l’idea del GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici di Roma, un progetto che ci vede protagonisti e che non nasce negli uffici tecnici comunali, ma dalla voglia di associazioni nazionali e locali di promuovere una decisa trasformazione degli spazi urbani e azioni di rigenerazione urbana nelle periferie.
Nell’Italia dei cittadini, tantissime buone pratiche spesso coinvolgono un condominio, una strada, un quartiere. Ma pur interessando uno spazio preciso, con evidenza si tratta di attività dietro le quali c’è una precisa idea di città e di un futuro che sappia coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, puntando anche su un tipo di economia (e di impresa) in sintonia con l’ambiente e al tempo stesso con la dignità della persona.
E se all’estero ci stanno pensando le amministrazioni locali - pochi giorni fa a Quito in Ecuador, la Conferenza Habitat III ha messo a punto su questa base le New Urban Agenda - in Italia salvo rare eccezioni sono le cittadine e i cittadini a mettere in campo preziosi esperimenti di trasformazione urbana. L’auspicio, e il nostro impegno, è che queste iniziative siano da stimolo alle amministrazioni locali nella riflessione sulle opportunità che ne derivano: opportunità di “rammendare” il centro con le periferie con la mobilità dolce, di ritrovare forme sostenibili di economia locale in grado di portare benessere diffuso (con la riqualificazione energetica, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la cultura...), di restituire a chi attraversa la città una sicurezza fondata su una ritrovata socialità e su un senso di comunità che nasce dalla condivisione e dalla cura di uno spazio sano e vivibile.
Sharing economy, economia circolare, chimica verde, mobilità nuova, economia civile. I pilastri della trasformazione urbana sono già eretti dalla moltitudine di iniziative dal basso. Ora la scelta sta agli amministratori locali: meglio sostenere e affiancare queste iniziative virtuose o continuare con il modello che ha tolto il respiro alle nostre città? Non c’è tempo da perdere: all’estero Barcellona, Valencia, Berlino, Parigi, Siviglia, Amsterdam e tante altre città hanno già scelto da che parte stare. Cari sindaci italiani, ora tocca a voi.
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